Santuario di Santa Maria della Grottella

UN PO’ DI STORIA DEL SANTUARIO…

La storia del Santuario nasce nel 1543 d.c., anno in cui fu rinvenuta l’icona della “Madonna col Bambino” che ha creato le premesse per la costruzione della struttura monumentale e che oggi domina il centro dell’abside della Chiesa. Perchè il nome Grottella ? Probabilmente perchè l’immagine è stata rinvenuta in una grotta, perciò, il ritrovamento della grotta con dentro l’immagine dipinta di una Madonna rappresenta per i ricercatori il punto storico di partenza di questo santuario mariano.

Il ritrovamento avvenne secondo alcuni tra il 1545 e il 1550, secondo altri verso il 1543, ad opera di un pastore che girovagava in un campo in cerca di un vitello smarrito. Addentratosi tra i rovi, vide un piccolo foro e, colto dalla curiosità, si accorse che in fondo ad un sotterraneo si intravedeva una immagine di Maria, davanti alla quale pendevano due lumi e di fronte, in ginocchio, posava lo smarrito vitello. Il fanciullo corse dal suo massaro il quale si preoccupò di avvisare il clero del paese. Dopo aver battezzato l’immagine “Madonna della Grottella”, il clero fece erigere inizialmente una cappella che divenne ben presto meta di pellegrinaggio e di venerazione per la gente del contado. Il Vescovo di Nardò di quel periodo, mons. Bovio, dopo aver constatato l’aumentato afflusso di fedeli pellegrini nell’occasione della sua venuta in visita pastorale a Copertino, dispose la costruzione di una Chiesa (quella ove ora ci troviamo) e l’immagine della Vergine fu incastonata nella parete centrale della Cappella. Siamo nel 1579. Congiuntamente il Vescovo fece costruire una residenza estiva per sè e per i suoi successori e solo più tardi, nel 1618, iniziarono i lavori per la costruzione del Convento annesso al Santuario.

La Chiesa fu chiamata in un primo tempo S. Maria delle Grotte a conferma della supposta presenza di altre grotte nella zona, poi, S. Maria della Grottella. Col passare dei secoli, il Santuario ed il Convento vennero chiamati semplicemente “Grottella”. Perchè “S.Maria delle Grotte” viene da domandarsi. La storia narra che alcuni monaci di S. Basilio dall’8° all’XI° secolo giunsero nella terra salentina dall’oriente per sfuggire alla persecuzione degli imperatori iconoclasti.

Dal 1884, anno dell’alienazione del complesso santuario-convento, fino al 1949, anno di riappropiazione dei frati minori conventuali, la struttura ha subito il degrado maggiore. Quando nel 1949, il complesso santuario-convento fu messo all’asta, i frati non si lasciarono sfuggire l’occasione e nella persona di p. Egidio Merola, allora padre guardiano, parteciparono alla vendita all’asta a Lecce e riuscirono così a riottenere il complesso santuario. Nonostante la legalità dell’acquisto, solo nel 1954 i frati poterono rimettere piede nel convento in quanto non riuscivano a superare le ultime resistenze opposte dagli eredi Quarta.

ESTERNO E INTERNO DELLA CHIESA

L’esterno della Chiesa presenta un ampio rosone; la primaria copertura a tetto è stata sostituita da quella in muratura, nell’occasione, il campanile nel 1964 è stato rifatto. Si entra nel santuario scendendo alcuni gradini. L’interno presenta un’unica navata. Lungo le pareti laterali si notano otto arcate, quattro per lato, entro cui sono stati inseriti in epoche diverse gli altari. La navata termina con l’arco trionfale dominato dall’altare della Vergine. Probabilmente, all’inizio la chiesa era tutta qui come si è detto, ossia nell’area corrispondente alla primitiva Cappella, ove sorse l’abside e negli otto archi privi di altari. Successivamente, forse quando la Chiesa venne donata dal Vescovo De Franchis ai frati minori conventuali nel 1613 dietro insistenza di p. Caputo zio di S. Giuseppe a mantenimento di una duplice promessa fatta alla Vergine della Grottella per i miracoli da lui ricevuti, vennero inseriti, sotto le arcate delle pareti laterali, degli altari ricoperti o da tele dipinte o da nicchie affrescate. Quella del Calvario, fu scoperta solo nel 1972 quando, spostando una tela dell’altare settecentesco sovrapposto si rinvenne, nel 1° altare a destra, una nicchia con in essa affrescata la scena del Calvario. Come questo, più o meno, dovevano essere gli altri altari, ossia su stile di nicchia con statua e con tele dipinte a pittura. Più tardi, tra il 1635 e il 1639 il pittore Girolamo De Domenico, insieme con lo zio, dipinse tutte le pareti spoglie, completando così gli altari. Sulla superficie scoperta del Calvario sono raffigurati episodi della passione di Gesù, precisamente i misteri dolorosi, anche se non tutti portati alla luce. Il 2° altare a destra: è di stile barocco, in pietra leccese. Nell’interno si trova la statua di S. Giuseppe Patriarca, anche questa in pietra leccese. Lo scultore è Giuseppe Longo (1691) come si può leggere sul frontespizio dell’altare. Sotto l’arco si intravede un riquadro di Dio e questo fa supporre che originariamente questo altare era dedicato alla SS. Trinità.

LOCALI ANNESSI ALLA CHIESA

Attraverso una piccola porta, si entra nella sagrestia. Sulle pareti si possono leggere alcune massime del santo che coprono gli originali affreschi.

Attraverso una scaletta sulla destra, si accede al chiostro e, prima ancora al salone del Vescovo, posto a sinistra.

Il Salone del Vescovo fu costruito insieme alla chiesa nel 1579 e venne in parte restaurato nel 1981. Prima di immettersi nel Chiostro della Samaritana si possono osservare sulla sinistra, per chi viene dalla sagrestia, due affreschi che riproducono rispettivamente: la Samaritana e il Battesimo di Gesù. All’interno del chiostro si può osservare che la struttura edilizia, sorta un tempo come abitazione civile, era costituita da un piano terra con il santuario, il portico-chiostro, ampie sale con camini decorativi in ogni stanza e un primo piano, munito anche di saloni.

La struttura subì inevitabili modifiche allorquando si profilò la necessità di doverla adattare alle esigenze di una comunità religiosa. Infatti, furono tramezzati i saloni al 1° piano per ricavarne celle. Sorse così un modesto convento e solo per interessamento di S. Giuseppe non fu chiuso nel 1652, epoca in cui molti piccoli conventi, per decreto di Innocenzo X, furono chiusi. Tuttavia, occorreva ingrandirlo.

Per questo si costruì sul lato sud un nuovo corpo caratterizzato da ampi corridoi che circondavano il chiostro. Più tardi, su interessamento di p. Zecca,l’edificio fu allargato con la costruzione del “Refettorio dei Pellegrini” (1688-1691) e altre sale a piano terra. Da quel momento e fino al 1866 non furono apportate ulteriori modifiche alla struttura. Nel 1866 con la soppressione italiana degli Ordini religiosi il santuario ed il convento passano in possesso dello Stato. La chiesa, però per benevola concessione, rimane aperta al culto. Nel 1884 il convento viene venduto dal Demanio al signor Antonio Quarta e nel 1890 anche la chiesa viene chiusa al culto per essere riaperta all’Ufficiatura festiva da parte dei frati minori conventuali, nel 1932.

LUOGHI PARTICOLARI

1) La cella del santo

Questa cella è la più povera e la più piccola del convento. Essa è molto vicina all’immagine della Madonna, infatti è situata in corrispondenza dell’altare maggiore della chiesa, all’altezza del grande Crocifisso che lo sovrasta. S. Giuseppe la volle a tutti i costi, tanto piccola da poter contenere solo uno sgabello di legno, un tavolo, un inginocchiatoio scavato nel muro. Qui S. Giuseppe è vissuto 10 anni dal 1628 al 1638. Ora è trasformata in cappella interna per la Comunità religiosa.

2) La cella del sangue

Così definita perchè luogo di dure, forti e dolorose penitenze del santo. Si trova sopra la volta della chiesa. Visitata per la prima volta da p. Nuti, primo biografo del santo, fu trovata da lui costellata di sangue sui muri e sul pavimento. Da testimonianze raccolte si evince che S. Giuseppe ricorreva spesso a digiuni e penitenze corporali atroci con strumenti atti a lasciare tracce dolorose. Oggi però la cella appare un pò deturpata e non ancora accessibile.

3) Cappella di Santa Barbara

Altro luogo caro a S. Giuseppe per fare penitenza è la cappella S. Barbara situata a circa 200 metri dalla Grottella in direzione Ovest ed eretta probabilmente nel VI secolo. Trovandosi a breve distanza dal convento, la Cappella era uno dei luoghi preferiti dal santo per fare pratica di penitenza e di meditazione.